Il contratto della discordia che ha spaccato i sindacati e gli stessi lavoratori

Lavoro
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In pieno caldo ferragostano, dopo diciotto mesi di trattativa, la Uila-Uil e la Fai-Cisl hanno sottoscritto con le associazione datoriali il Contratto provinciale degli operai agricoli delle province di Bari e Bat.


Entrando nel merito dell’accordo, il primo riconoscimento è un incremento salariale pari al 2,8%, un aumento contrattuale tra i più alti ottenuti nei rinnovi nei CPL del settore agricolo.
Inoltre sono stati garantiti maggiore stabilità occupazionale, con un incremento di giornate del 10% per l’anno 2017, e del 15% per l’anno 2018, e l’obbligo di assunzione al parametro 172, (AREA 1 LIVELLO 2) pari a 82,10 Euro giornalieri, del 12 % dei lavoratori dalle aziende che aderiscono alla sperimentazione prevista dal contratto.
Infine è stato previsto un maggior rispetto, da parte delle aziende, della contribuzione alla Cimala Ebat per il finanziamento di tutto il sistema di welfare contrattuale, con una penalizzazione per le aziende inadempienti che dovranno corrispondere direttamente al lavoratore le prestazioni previste dall’Ente bilaterale.
Istituito inoltre, dalle parti firmatarie, l’Osservatorio Provinciale che sarà garante del raggiungimento di tali obiettivi.
E’ un contratto, secondo la UILA-UIL e la FAI-CISL, che investe sulla legalità, sulla trasparenza, sull’aumento occupazionale sul riconoscimento delle professionalità e sulla lotta al lavoro nero e al sottosalario.
Ma qui si è consumata la rottura con la Flai-CGIL che, nonostante la partecipazione a tutta la trattativa, ha deciso di non sottoscrivere il contratto rompendo il fronte sindacale unitario che aveva prevalso fino a quel momento.
Per la Flai CGIL infatti le due “consorelle” hanno firmato un contratto che stabilisce “uno scivolamento verso il basso di figure specializzate determinando così una pesante perdita salariale per i lavoratori e che si riflette anche su tutte le prestazioni temporanee, come ad esempio la malattia, la maternità, l’infortunio, e che riduce drasticamente l’indennità di disoccupazione agricole ed i contributi per la pensione”.
Ma ci sono margini per riprendere la trattativa e quali sono le proposte della Flai-CGIL per riaprire la discussione al tavolo?
Innanzitutto, dice Gaetano Riglietti segretario Flai CGIL della Bat “il parametro 172 deve rimanere scritto cosi come lo era, mentre nel parametro 145 si potrebbe ipotizzare di inserire semplici operazioni di taglio, raccolta e confezionamento di uva da tavola e prodotti ortofrutticoli legandola ad una fase sperimentale fino al 31/12/2017”.
Per quanto riguarda le indennità di percorso (art. 22), conclude Riglietti, dovrà essere considerato lavorativo oltre i 120 minuti complessivamente impiegati nel percorso di andata e ritorno (casa-lavoro).
Tutte le parti sindacali sono partite con assemblee nelle aziende e tra i lavoratori, per spiegare ciascuna, dal proprio dal punto di vista, un contratto di lavoro che offra vantaggi salariali e normativi più vantaggiosi ai lavoratori.
Le posizioni pare non siano molto conciliabili ma sarebbe bene “avvicinarle” con un pizzico di pacatezza e tolleranza da parte di tutti specialmente in questo particolare momento dove l’agricoltura italiana e pugliese in particolare sta soffrendo per calamità atmosferiche, mercati e prezzi, ed evitare che si imbocchi la strada dei ricorsi legali e delle denunce (alcune sono già partite) che non porterebbero vantaggi ad alcuno, anzi penalizzerebbero aziende e lavoratori in primis.