“L’appello accorato di tutto il sistema Puglia che è riuscito per la prima volta ad avere una voce unica,
sostenuta dal determinante apporto della ricerca scientifica pugliese che non è mai venuto a mancare –– commenta il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – ha consentito di centrare obiettivi che finora sembravano irraggiungibili. Il Comitato Fitosanitario Permanente di Bruxelles ha approvato il testo di modifica delle misure europee di emergenza per la gestione delle aree contaminate dalla Xylella fastidiosa. Pertanto, sono state accolte le richieste della Puglia, per cui è stato abolito il divieto di impianto delle specie ospiti nella zona infetta (ad esclusione degli ultimi 20 km più a nord), di salvaguardare dall’abbattimento le piante monumentali risultate non contaminate che si trovano nei 100 metri da una pianta infetta e la libera movimentazione dalla zona demarcata delle tre varietà di vite risultate non suscettibili, nello specifico Negramaro, Primitivo e Cabernet Sauvignon. Si aprono così spiragli di futuro per un territorio gravemente compromesso sul fronte produttivo e paesaggistico e per gli agricoltori senza reddito da 3 anni”.
Intanto, sta per essere messa a punto da Coldiretti Puglia la piattaforma di crowdfunding ambientale, utile a sostenere gli olivicoltori che a proprie spese hanno già avviato l’attività di sperimentazione e reimpianto che diverrà patrimonio comune della Puglia.
“Finalmente sarà riconosciuto il diritto degli olivicoltori pugliesi al reimpianto e bene hanno fatto l’Assessore alle Risorse Agroalimentari Di Gioia e il Direttore dell’Assessorato Nardone – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – a sottolineare l’esigenza di rafforzare il sostegno della UE per porre riparo e argine alla malattia. In base agli articoli 16, 17 e 18 del Regolamento Ue n. 652 del 2014, per cui il budget comunitario totale per fitopatologie e zoonosi è pari a 20 milioni di euro, il Direttore Nardone ha chiesto alla DG Sante un congruo sostegno finanziario per le attività di eradicazione, controllo e sorveglianza della malattia, sottolineando che per i monitoraggi la Regione Puglia ne ha già spesi 5 e stigmatizzando la evidente e grave insufficienza del fondo”.
L’olivo in provincia di Lecce copre una superficie pari a circa 55.000 ettari che rappresentano il 32% del totale delle superfici bio, su un totale regionale di 171mila ettari e il 20% della produzione nazionale. E’ bio il 17% della totale superficie investita ad oliveto nel Salento e vista l’esiguità della maglia poderale olivetata salentina, caratterizzata da tanti piccoli proprietari dediti alla produzione per autoconsumo e non interessati a conseguire onerose certificazioni di prodotto, almeno un altro 30% dell’oliveto salentino è condotto secondo i sani principi dell’agricoltura biologica.
Gli agricoltori svolgono una straordinaria azione di manutenzione e salvaguardia dell’ambiente e delle aree rurali – aggiunge Coldiretti Puglia – spesso in solitudine e con grandi difficoltà, attività che va salvaguardata e a cui va data nuova linfa. La dimostrazione è nei numeri. In Puglia il 15% della superficie olivicola è coltivata con metodi di produzione biologica. La palma d’oro va alla provincia di Lecce con i suoi 15.370 ettari di oliveto biologico certificato. Senza tema di smentita a Lecce c’è l’olivicoltura più sostenibile d’Italia. L’andamento della produzione di olive e olio, come era stato già più volte denunciato da Coldiretti Puglia, ha risentito in maniera tangibile degli effetti del disseccamento degli ulivi, a causa della Xylella fastidiosa. L’annata 2016 in provincia di Lecce ha registrato un calo del 28% della produzione di olive da olio e del 26% di olio extravergine, il numero dei frantoi è passato da 400 a 319 unità.
Le stime per l’annata in corso, a raccolta iniziata da pochi giorni sono preoccupanti, si parla di un crollo della produzione che potrà toccare anche il 60%. Numeri drammatici – denuncia Coldiretti Puglia - che fotografano l’esatta condizione degli olivicoltori della provincia di Lecce, in grave crisi di liquidità in mancanza di un reddito certo da 3 anni, a cui vanno date risposte concrete, sia in termini di percorsi di ripartenza dell’attività olivicola che di promozione dell’olio extravergine di oliva.