OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE
MORIRE DI SETE E D’ALLUVIONE:
IL CICLONE KIRK ED I RISCHI DELL’ITALIA
DOVE IL CALDO MEDITERRANEO NON MITIGA
MA ACCENTUA GLI EVENTI ESTREMI
L’unico dato certo è che l’Italia meteorologica è spezzata in due: un Nord flagellato dal maltempo ed un Mezzogiorno ancora alle prese con una siccità senza precedenti. Il consolidarsi della crisi climatica è caratterizzato da una repentina variabilità atmosferica, che sta rendendo inadeguati i parametri statistici e previsionali finora in uso; l’estremizzazione degli eventi ci deve obbligare a politiche di adattamento, fatte non solo di nuove infrastrutture idrauliche, ma anche di innovativi concetti urbanistici ed edificatori oltre alla necessità di ripensare i cicli colturali nelle campagne: insomma, dobbiamo abituarci a vivere in un Paese diverso; lo dicono i fatti, ma la cultura della prevenzione fatica ad affermarsi ad ogni livello.”
La riflessione è del Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, Francesco Vincenzi, di fronte ai dati in continua evoluzione del settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
“Se dobbiamo pensare al futuro dell’Italia, dobbiamo attrezzarci per aumentare la sicurezza idrogeologica e le riserve idriche, creando le infrastrutture per trasportare l’acqua da dove è troppa a dove è poca. Oggi appare, purtroppo, solo una suggestione, ma non dovrebbe esserlo in un Paese dalla grande cultura idraulica, da cui dipende circa il 30% dei territori di pianura. E’ illogico morire di sete e d’alluvione!” aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Mentre l’uragano Milton flagella la Florida ed in attesa delle conseguenze dell’arrivo del ciclone Kirk sull’Europa (sul mare Atlantico si muove anche l’uragano Leslie), violente raffiche discendenti di vento (“downburst”) e nubifragi hanno colpito soprattutto i territori del Nord-Ovest e la Toscana, creando allarme idrogeologico su vasti territori: dalla Val di Susa al Lecchese, dalla Garfagnana alle Alpi Marittime. A preoccupare è ora l’ormai prossimo scontro tra le violente correnti atlantiche fredde e quelle mediterranee ancora calde (la temperatura del mare permane sopra i 20 gradi con punte di 28° lungo le coste libiche).
La vigilia è stata complessa in diverse regioni. In Piemonte, cumulate di pioggia fino a 100 millimetri in 2 ore (a Lavagnina Lago, oltre mm. 220 in 13 ore) si sono rovesciate sul bacino del fiume Tanaro nell’Alessandrino così come nel Genovese; in Val di Susa, il crollo di un ponte a Mattie ha favorito l’esondazione del rio Gerardo. In Lombardia, violenti nubifragi hanno interessato soprattutto le province di Sondrio, Lecco e Bergamo con accumuli di pioggia, superiori ai 140 millimetri nelle 24 ore. Gli afflussi nei bacini dei laghi Maggiore e Lario hanno superato i 1000 metri cubi al secondo ed in poche ore i livelli dei due laghi sono cresciuti rispettivamente di circa 24 e di oltre 46 centimetri (Sebino e Benaco: +cm.11). In Liguria, a Campo Ligure in sole 4 ore sono caduti 171 millimetri di pioggia (cm.71 in 1 ora), mentre a Rossiglione sono scesi mm. 245 in 24 ore; repentina la crescita d’altezza nei livelli fluviali: Stura e Magra +m.3, Vara +m.2,5 così come la Roia, mentre l’Argentina è salita di ben 4 metri. In Toscana, nubifragi hanno colpito il Massese (mm.100 in 24 ore) e la Lucchesìa (a Minucciano, mm.192 in 24 ore), andando ad ingrossare bacini fluviali come quelli del Frigido, il cui livello si è innalzato di 2 metri e del Serchio (+m.2,5).
Attualmente i livelli dei grandi laghi del Nord sono sopra le medie stagionali con il Maggiore, che ha raggiunto il colmo.
In attesa delle previste perturbazioni, la portata della Dora Baltea, in Valle d’Aosta, è decrescente, così come quella del fiume Po, fatta eccezione per i rilevamenti prossimi al delta.
In Piemonte il mese di settembre è stato “bagnato” (mm.150 di pioggia, +46% sulla media mensile) ed il bilancio idrico dei fiumi risulta positivo (fonte: ARPA Piemonte).
In Lombardia gli abbondanti apporti pluviali hanno innalzato in modo preoccupante i livelli dei fiumi: + 2 metri in Oglio e Adda, mentre la piena del Brembo ha registrato +m.4,45 in sole 9 ore. Le riserve idriche regionali sono superiori di oltre il 19% alla media storica.
In Liguria i fiumi sono in rapida crescita: Entella, + cm.127; Vara, +cm.100; Magra, +cm.68 .
Surplus idrici notevoli si registrano nei fiumi del Veneto con valori, che vanno dal +97% dell’Adige al +91% della Livenza fino al +134% del Brenta; questo, grazie anche ad un lungo periodo di piogge abbondanti sulla regione: il mese scorso ha infatti segnato +89%, risultando il Settembre più piovoso del recente trentennio (fonte: ARPAV).
In Emilia-Romagna sono in crescita le portate dei fiumi appenninici: attualmente solo il Reno ha un flusso inferiore alla media mensile (-75%).
In Toscana le piogge hanno grandemente accresciuto la portata dei fiumi: Arno, +100 metri cubi al secondo; Serchio +mc/s 174; Sieve, +480%; Ombrone, +380%.
La crescita è consistente anche nei livelli dei fiumi delle Marche, tranne che nel Tronto.
La situazione va progressivamente cambiando, scendendo verso Sud.
In Umbria, il lago Trasimeno continua a decrescere: l’attuale livello si discosta dalla media mensile di cm.80 e di cm.38 dal livello minimo vitale. Crescono i livelli dei fiumi, tra i quali spicca la performance del Chiascio (+cm.70 sulla media).
Nel Lazio si aggrava la condizione del lago di Albano, nonostante le abbondanti piogge autunnali; aumentano i flussi in alveo del fiume Tevere, mentre sono stabili quelli dell’Aniene e decrescenti quelli del Velino.
In Abruzzo il mese di settembre è stato più piovoso del consueto soprattutto sulle province di Chieti (+80% ca.) e L’Aquila (+50% ca.), auspicando che possa migliorare lo stato degli acquiferi condizionati pesantemente da un anno di gravissima siccità: il bilancio pluviometrico 2024 è in alcune zone tra i peggiori di sempre, in particolare sulla Val Pescara e sulle coline del Medio Vomano a Nord.
In Campania crescono le portate dei fiumi Volturno, Garigliano e Sele.
In Basilicata, il bacino della diga in terra più grande d’Europa (Monte Cotugno) perde quasi 5 milioni di metri cubi in 7 giorni: i volumi residui si attestano a meno di 60 milioni di metri cubi, cioè il 12% della capacità d’invaso (mln.mc.482). In tutta la regione rimangono 131 milioni di metri cubi d’acqua invasata nei bacini artificiali (18% della capacità complessiva).
In Puglia si riducono ulteriormente le riserve idriche nella Capitanata, nei cui bacini rimangono meno di 41 milioni di metri cubi; la grande diga di Occhito, tra Puglia e Molise, trattiene ormai meno di 35 milioni di metri cubi d’acqua (14% della capacità).
In Calabria calano i livelli del fiume Coscile e anche dell’Ancinale, che fino ad un paio di settimane fa aveva flussi superiori a mc/s 200 ed oggi risulta quasi a secco (mc/s 0,1).
Insieme alla Sicilia continua, infine, la crisi idrica in Sardegna, dove la quasi totalità degli invasi è classificata ad un livello di pericolo: le situazioni più gravi si riscontrano sull’Alto Cixerri, dove rimane appena 1 milione di metri cubi d’acqua e sul distretto di Posada, dove la diga di Maccheronis è al 6,67% della capacità d’invaso; anche in Ogliastra i volumi residui nei bacini sono inferiori al 20% della loro capacità.
OSSERVATORIO ANBI RISORSE IDRICHE MORIRE DI SETE E D’ALLUVIONE: IL CICLONE KIRK ED I RISCHI DELL’ITALIA DOVE IL CALDO MEDITERRANEO NON MITIGA MA ACCENTUA GLI EVENTI ESTREMI
Typography
- Font Size
- Default
- Reading Mode