Investire adeguatamente nella gestione idraulica nella prevenzione idrogeologica IL RITORNO DEL TURISMO E LA CRISI CLIMATICA

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C'è da più parti forte euforia per il ritorno del turismo su livelli pre-Covid che ha avuto una conferma nelle giornate pasquali, ma il cui futuro sarà fortemente condizionato dalla crisi climatica.  

A richiamare l’attenzione sui recenti dati diffusi dall’IPCC (International Panel on Climate Change – Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico) è il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), Francesco Vincenzi, che sottolinea: “E’ necessario guardare al futuro con una visione di Paese, evitando gli errori del passato dove, da decenni, non si investe adeguatamente nella gestione idraulica e, in particolare, nella prevenzione idrogeologica.”

La regione mediterranea si è riscaldata e continuerà a farlo maggiormente della media globale, particolarmente in estate, comportando un aumento dell’aridità dei territori per l’effetto combinato della diminuzione delle precipitazioni e dell’aumento dell’evapotraspirazione, così come si sta già registrando su ampie zone dell’Italia settentrionale; allo stesso tempo in alcune aree le precipitazioni estreme aumenteranno.

Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla richiesta) e siccità aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale: nella prospettiva di un aumento della temperatura globale di 1 grado e mezzo, la scarsità idrica riguarderà il 18% della popolazione, che salirà al 54%, se l’aumento raggiungerà 2 gradi; analogamente, l’aridità del suolo crescerà con l’aumentare del riscaldamento globale. 

Inoltre, anche con la riduzione delle emissioni auspicata dagli scienziati, entro fine secolo si perderà comunque almeno il 70% dei ghiacciai alpini italiani con la prospettiva che, qualora non dovessimo riuscire a ridurre le emissioni, spariranno tutti.

Di fronte alla crisi climatica, è necessario non solo prendere adeguati provvedimenti, ma anche ripensare il modello di un turismo, che rischia di risentire pesantemente dell’aumento del caldo; altri rischi sono legati alla vulnerabilità delle coste, dove insediamenti e comunità sono minacciati dall’innalzamento del livello del mare (già registrato sulle coste del Mediterraneo ed in futuro aumenteranno i rischi di inondazioni, erosione e salinizzazione), nonchè dalla precarietà degli ecosistemi terrestri e marini, minacciati anche da fattori antropici, quali sovrasfruttamento ed inquinamento.    

“L’adattamento attuale – conclude il Presidente di ANBI -  deve prevedere infrastrutture multifunzionali che assicurino la disponibilità e la fornitura di risorse idriche per il potabile, l’irriguo, l’energetico, l’ambiente ed avere l’esempio della gestione della domanda d’acqua, con meccanismi di monitoraggio, risparmio ed efficienza, come da tempo sta accadendo per il settore agricolo.”